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Le infezioni correlate all’assistenza (I.C.A.) rappresentano tuttora uno dei problemi di difficile approccio e soluzione dei sistemi di salute pubblica e sono determinate da un eterogeneo insieme di condizioni differenti sotto il profilo microbiologico, fisiologico ed epidemiologico.
Causate dalla presenza di microrganismi patogeni in ambiente ospedaliero, le infezioni ospedaliere – nell’acronimo inglese H.C.A.I. Health Care Acquired Infections – sono, per definizione, quelle infezioni che non sono presenti (né clinicamente manifeste o in incubazione) all’ingresso del paziente nell’ambiente di ricovero o di assistenza, ed insorgono durante il ricovero e la degenza e, talora, si manifestano dopo le dimissioni del paziente. Un altro elemento cruciale da considerare è l’emergenza di ceppi batterici resistenti agli antibiotici, conseguente anche al largo uso di questi farmaci a scopo profilattico o terapeutico.
La possibilità di prevenire le ICA è correlata, in buona parte, alla attuazione di comportamenti e procedure assistenziali costantemente corretti in un vasto complesso di attività quotidiane, come ad esempio il lavaggio mani, secondo i 5 momenti dichiarati dall’OMS, il rispetto dell’asepsi nelle procedure invasive, la disinfezione e la sterilizzazione dei presidi sanitari.
Negli ultimi anni il tema della prevenzione delle infezioni ospedaliere ha riscosso una rinnovata attenzione, sia per la sempre più attenta valutazione di quanto il fenomeno incida nel buon andamento ed esito del percorso assistenziale, sia per constatazione dei costi che l’intero sistema deve sostenere qualora si presenti l’infezione.
Sul profilo della evitabilità o inevitabilità delle infezioni nosocomiali, il criterio guida deve essere rappresentato dalle regole giuridiche vigenti in materia di responsabilità medico-sanitaria, che – come noto – ha natura contrattuale. Nella mattinata verrà dedicato un focus a questo argomento.